La lunga storia di Cefalù 

La lunga storia di Cefalù

Le origini di Cefalù, come per tante altre città greche, affondano nel mito. I primi greci che la colonizzarono scorsero nella sua superba natura la presenza di Ercole, e gli stessi fenici chiamarono la città Ras Melkart “ il promontorio di Ercole”.

Le prime fonti greche la citano come "Kephaloidion" o "Kephaloidios", che nel dialetto locale diviene "Cifalò".

Sotto i romani Coephaledium diventa città decumana, cioè soggetta al pagamento annuo della decima in prodotti agricoli, mai in denaro. Gli arabi la chiamarono Gafludi e lo storico Edrisi nel suo “Libro di Re Ruggero” la descrisse come città fortificata, luogo di meraviglie ricco d'acqua.

Con i normanni iniziò il periodo d'oro della città e con Re ruggero fiorisce la leggenda: si narra che durante la traversata da Salerno a Reggio la nave del sovrano si fosse imbattuta in una tempesta di inaudita violenza tanto da temere che il vascello venisse da un momento all'altro inghiottito dai flutti. E' in quel momento di disperazione per la propria salvezza e quella dell'equipaggio che il re pronuncia il suo voto: se salvo, egli avrebbe fatto costruire un Tempio al Salvatore nel luogo dove fosse approdata la nave. Richiesta subito esaudita: il risultato di tutto ciò è l'imponente mole del Duomo Normanno risultanza di un'arte eccezionale, sintesi perfetta della fusione della cultura araba, bizantina e nordica. Al suo interno troneggia in tutto il suo fulgore la maestosa figura del Cristo Pantocratore che riempie di sé la vasta chiesa.

La grandiosa basilica rappresentava anche il trionfo del Cristianesimo che i cefaludesi consacravano anche con la scelta del simbolo della loro città: un pane e tre pesci. Il pesce era il segno di riconoscimento usato dai primi cristiani al tempo delle persecuzioni laddove il pane simboleggia invece l'Eucarestia.

Al periodo normanno risalgono i monumenti più importanti della città: l' Osterio Magno secondo la tradizione la residenza di Re Ruggero. L'edificio attuale, recentemente ristrutturato ed adibito oggi a spazio espositivo, venne costruito sulla struttura preesistente tra i secoli XIII e XIV e presenta degli interessanti elementi architettonici tra cui l'elegante trifora dalle forme aggraziate.

Il Lavatoio medievale costruito alla foce del Cefalino, piccolo fiume citato anche dal Boccaccio nell'opera “Il libro dei monti e dei fiumi del mondo”. Il torrente di acqua dolce era molto apprezzato sin dall'antichità perchè permetteva il rifornimento d'acqua senza che le navi dovessero attraccare. Nelle fresche acque del “ciumi”, come semplicemente lo chiamano gli abitanti del luogo, le donne cefaludesi venivano a lavare i loro panni fino a pochi decenni fa. Il Castello, i cui resti si trovano sulla sommità della Rocca, deve la sua fama all' illustre prigioniero che vi fu rinchiuso per alcuni anni, Carlo II d'Angiò detto lo Zoppo, dopo la sconfitta subita ad Anzio ad opera degli Aragonesi.

Nel XVIII sec. Cefalù fu al centro della politica isolana e nel 1774 fu anche sede del Parlamento siciliano. Nel 1812 la città divenne capoluogo di uno dei ventitrè distretti in cui la Sicilia venne divisa.

Nel 1856 scoppiò la rivolta contro i Borboni per la liberazione della Sicilia e Cefalù pagò il suo tributo di sangue con la fucilazione dell'eroe cittadino Salvatore Spinuzza che fece seguito alla dura repressione del regime borbonico. La piazza in cui il patriota fu fucilato è oggi intitolata a Giuseppe Garibaldi che nel 1860 scelse Cefalù quale sede del Comitato di Governo e del Comitato distrettuale presieduto dal barone Enrico Piraino di Mandralisca. Il palazzo del nobile siciliano ospita oggi le sale del Museo Mandralisca che comprende una biblioteca di 6000 volumi, rari reperti archeologici e opere d'arte d'ogni epoca tra cui lo straordinario “Ritratto d'Ignoto” di Antonello da Messima.